San Michele Maggiore
La storia: la basilica dei re
Fu Paolo Diacono nella Historia Langobardorum a raccontare che Unulfo, servo fedele e salvatore della vita del suo padrone, il re Bertarido, si rifugiò, per salvarsi dall’ira di re Grimoaldo «in beati Michaelis Archangeli basilicam»; era l’anno 642. Nel 774 ecco il re Desiderio che durante l’assedio, fatale per lui, tutte le notti si recava, secondo ciò che narra il Chronicon Novaliciense del sec. XI, a pregare nella chiesa di San Michele.
Considerata come « templum regium » per la sua stretta dipendenza dal Palatium regale eretto, sin dal secolo VI, dal re Teodorico, quella basilica vide, in epoca carolingia, l’anno 839, il solenne battesimo di Rotrude, figlia dell’imperatore Lotario I e di Ermengarda.
Ma la basilica vide pure, nello svolgersi di secoli, i riti solenni e risonò dei canti delle incoronazioni di re italici: Berengario I (a. 888), Lodovico III (a. 900), Ugo (a. 926), Berengario II col figlio Adalberto (a. 950), Arduino d’Ivrea (a. 1002), Enrico il Santo (a. 1004).
Nella Basilica da poco ricostruita, nella primavera del 1155 Federico Barbarossa si fece incoronare Re d’Italia, all’età di 32 anni. Poiché all’epoca il Palazzo Reale di Pavia era stato distrutto da più di un secolo, l’imperatore veniva ospitato presso i monasteri di San Pietro in Ciel d’Oro.
Nel contesto della Pavia longobarda, San Michele ebbe il ruolo di cappella palatina, nelle adiacenze del Palazzo Reale. Le incoronazioni che avvennero successivamente all’età longobarda e fino al XII secolo permisero di tramandare il ruolo e il rilievo di basilica regia.
La basilica di San Michele Maggiore è una delle cinque chiese con tale dedicazione risalenti al periodo medievale a Pavia.
Tuttavia quella qui in oggetto e un’altra chiesa, detta di San Michele in Foro Magno, posta nell’area nord-orientale della città, sono descritte come esistenti in età longobarda.
La chiesa di San Michele Maggiore potrebbe in realtà essere stata fondata nel VI secolo, ai tempi del vescovo Ennodio. In età longobarda essa mantenne un ruolo importante nella cura d’anime, ma sarebbe azzardato riconoscerle già da quest’poca il ruolo di basilica palatina delle incoronazioni, come talvolta viene detto.
In realtà tale funzione sarebbe stata svolta dalla chiesa solo a partire dalla piena età carolingia, come testimonia un documento del re Rodolfo II di Borgogna dell’anno 925, in cui si dice che «coronam omnium regum Longobardorum, sicut usi sunt pro tempore preterito, cum duobus episcopis, scilicet episcopus Papiae et archiepiscopus Ravennae, in ecclesia maiori Sancti Michaelis super lapides rotundos».
Da quel momento piuttosto numerose saranno le attestazioni della consuetudine di incoronare i re d’Italia in San Michele, e così verrà anche ricordato agli inizi dell’XI secolo nell’importante testo delle Honorantiae Civitatis Papiae.
Non vi sono tracce dell’edificio dell’età longobarda e quella dell’età ottoniana e delle età precedenti.
Dell’edificio più antico sussiste oggi il solo campanile, che a sua volta risulta essere un’aggiunta alla chiesa altomedievale. Il campanile, riccamente ornato a segnale del rango ormai raggiunto dalla basilica, fu mantenuto al momento della ricostruzione, nella prima metà del XII secolo, del sontuoso edificio attuale in arenaria e laterizio, scompartito in tre navate, con matronei, cripta e dotato di un ampio transetto che doveva svolgere qualche speciale funzione liturgica nell’ambito delle cerimonie della corte.